Dalla fine della Seconda Guerra al 1989 il settore
orientale di Berlino fu trasformato in un'area sperimentale per la
città del futuro, la metropoli marxista che doveva diventare
lo specchio di una società nuova, democratica e priva di
gerarchie. In quest'ottica, le demolizioni della guerra furono
utilizzate per descrivere una nuova rete urbana, fatta di quartieri
ariosi, di strade larghe, di palazzi alti, sulla base delle ricerche
funzionaliste sviluppate negli anni Venti e Trenta. Che questa città
ideale sia anche piacevole e vivibile non è stato
compiutamente dimostrato, ma certamente nel contesto dei nuovi
insediamenti, in particolare delle residenze, gli architetti del
Razionalismo avevano previsto una massiccia inserzione di verde
pubblico, di servizi e di infrastrutture, distinguendo ad esempio in
modo netto i percorsi pedonali da quelli automobilistici e le aree
pubbliche da quelle private.
Berlino
Est ha seguito quelle direttive costruendo soprattutto residenze
popolari, ma, come si è detto nel terzo dossier, una scelta
dirompente e discutibile di questo come di altri regimi comunisti del
Novecento è stata di portare le case operaie nel centro delle
città storiche, colpendo al cuore la
"vanità borghese". Lungo i viali percorsi al
centro dai veloci tram elettrici di Berlin Mitte, di Pankow,
di Friedrichshain sono stati costruiti edifici dalle facciate
estese per centinaia di metri, destinati alle migliaia di cittadini
che, dopo la guerra, avevano bisogno di semplici case. La costruzione
di questi edifici, che gli stessi tedeschi chiamavano figuratamente
sin dalla fine dell'Ottocento caserme d'affitto, si svolse in
parallelo anche nel settore occidentale, ma nei quartieri di
periferia, in parte creati ex-novo.
Ecco
allora che a Est, a due passi da Alexanderplatz o da Pariserplatz, è
possibile trovare le prospettive lunghissime o le torri di grandi
case popolari, oggi spesso rinfrescate nel colore
degli intonaci e nei servizi a livello strada, ma pur sempre banali
nel contesto urbano di una grande capitale mitteleuropea.
Prenzlauerberg
In quartieri di semiperiferia ottocentesca, come
Prenzlauerberg nell'ex settore orientale e come Kreuzberg in quello
occidentale, colpiti dai bombardamenti ma non distrutti, si è
invece assisitito a un'intensa opera di risanamento e a una
conseguente metamorfosi delle destinazioni d'uso, legate alle
variazioni di valore della proprietà immobiliare. Una
passeggiata attraverso Prenzlauerberg è tra le più
rivelatrici della situazione della nuova Berlino.
Il
quartiere si trova a nord di Alexanderplatz, sulla lieve altura che
gli dà nome ed è composto prevalentemente da palazzi
residenziali dalle facciate appena articolate, ma decorati con
sobrietà e gusto. Oltrepassati i grandi portoni, si susseguono
i tipici cortili berlinesi e gli appartamenti che si affacciano
davanti, più dignitosi, fanno posto a quelli che si
affacciano dietro, più popolari. Molti palazzi sono
tuttora in restauro, dopo oltre un decennio di frenetici lavori che
hanno riportato a dignità gran parte degli infissi, dei
servizi, dei pavimenti. Ai piani terra è stata frequente
l'apertura di caffè e ristoranti di qualunque nazionalità,
o di negozi più o meno per giovani, ma anche di servizi
essenziali, con una certa frequenza di piccole produzioni
artigianali.
La
storia del quartiere è in effetti indicativa, Prenzlauerberg
era nato per il popolo ai tempi dell'imperatore Guglielmo I,
con un'alta densità residenziale e un piano edilizio del 1862
firmato da un ingegnere, James Hobrecht.
Subì gravi danni ma non demolizioni totali durante la guerra e
fu quasi abbandonato a se stesso durante il governo comunista. Subito
dopo la caduta del Muro, molti occidentali vennero qui a cercare case
economiche da ristrutturare e si creò una certa atmosfera
bohémienne, che tuttavia sembra destinata a soccombere
a causa dell'arrivo di un ceto più agiato
e regolare. Dal 1986 il risanamento è stato affidato a un ente
apposito, S. T. E. R. N., che ha posto di fatto tre obiettivi,
mantenimento delle tipologie esistenti, possibile utilizzo dei
sottotetti a scopo residenziale, utilizzo commerciale o di servizio
nelle aree libere soprattutto a pianoterra. Il Senato di Berlino (si
ricordi che Berlino è una città-stato) in tutti questi
casi regolamenta in modo preciso le incombenze dei proprietari e
fornisce contributi laddove necessario.
Tra
gli interventi eseguiti, sono esemplari per una comprensione formale
della situazione le costruzioni lungo la Danzigerstrasse, dove sussistono
alcune facciate ancora ridotte come trent'anni o quarant'anni fa. Il
contrasto tra i palazzi rimodernati e ridipinti e quelli ancora da
completare è evidente, perchè in effetti non si tratta
quasi mai di veri rifacimenti, ma di ordinarie pur se profonde
manutenzioni, a volte concluse da scelte simpaticamente fantasiose
nel colore degli intonaci.
Nella
parte settentrionale del quartiere, lungo la grande arteria della
Schoenhauser Allee, è stato eseguito dallo studio Weiss
& Faust un ampio intervento
di ristrutturazione su una ottocentesca fabbrica di birra, la ben
nota Schultheiss,
trasformata in un centro culturale.
Il Kulturbrauerei è
oggi sede di cinema, negozi, spazi pubblici e ospita quotidianamente
spettacoli e conferenze. La sua particolarità sta nel fascino
di una struttura industriale composita, simile nell'aspetto a un
piccolo villaggio collocato dentro la città, con i suoi
cortili, i suoi percorsi interni, i suoi spazi variamente articolati.
La fabbrica
era di per sè una valida testimonianza di architettura
industriale, in questo caso tipicamente berlinese per le volumetrie
massicce e l'uso sistematico dei mattoni rossi locali, e ora
rappresenta un riuscito modello di metamorfosi funzionale, laddove i
cortili di sosta e carico dei mezzi di trasporto sono divenuti luoghi
di incontro e di passeggio (fig. 6),
e le vaste sale destinate alla lavorazione e all'imbottigliamento
sono state attrezzate per ospitare poltrone, schermi, palcoscenici.
Mitte
L'intervento
sulla vecchia birreria rientra in uno schema conservativo di
manufatti ottocenteschi che il Senato, quando possibile, cerca di
restituire a nuova vita. Nel cuore della città, Berlin Mitte,
simili restauri sono in qualche caso divenuti attrazioni turistiche,
come quello delle cosiddette Hackesche-Hoefe,
un grande palazzo a due passi dal Duomo articolato su numerose corti
interne, oggi uno dei cuori pulsanti della vita cittadina e
turistica, tra caffè, negozi, locali e l'eleganza raffinata
di un rivestimento di maioliche Jugendstil esteso su tutte le pareti
interne.
Non
a nuova vita, ma a una situazione di maggior decenza, sono invece
restituiti palazzi di utilità pubblica,
architettonicamente più interessanti, come la grande sede
delle Poste, il Postfuhramt, completo di uffici, laboratori,
strutture formative e rimesse per le carrozze, in
Oranienburgerstrasse. Anche qui, è notevole la denotazione
stilistica determinata dall'uso dei mattoni e di volumi imponenti,
dai sapori neo-medioevali soprattutto nelle facciate e nel tiburio
ottagonale sull'ingresso principale. Il cantiere
mostra con evidenza lo stato del prima e del dopo, con
immagini che non hanno bisogno di commenti.
Karl-Marx-Allee
Spostandosi,
sempre sulla superficie della vecchia capitale della DDR, a sud-est
di Prenzlauerberg, si incontra il primo tratto della Karl-Marx-Allee. Costruita negli anni Cinquanta con il nome di
Stalin-Allee fu l'intervento urbano di maggior rilievo eseguito dal
partito comunista orientale. Lunga oltre due chilometri, la grande
arteria si estende da Alexanderplatz alla Porta di Francoforte, che ad Est svolge il ruolo simmetrico della Porta di
Brandeburgo. Il grande viale è delimitato da edifici
monumentali, alti fino a dieci piani, di chiara matrice sovietica,
destinati soprattutto alla residenza con i loro oltre 5000
appartamenti, ma anche alle attività di servizio, con vasti
negozi e locali aperti a livello terra sui larghissimi marciapiedi.
Il
risultato architettonico è lontano dal funzionalismo
occidentale, o anche dall'International Style che dominava le
tendenze di quegli anni. Il socialismo voleva realizzare case comode
per la classe operaia mantenendo, in questo caso, una coerenza
storica con la città del passato; seguendo questi presupposti,
a Berlino fu scelto l'architetto Hermann
Henselmann per
coordinare gran parte delle attività edilizie della città
da ricostruire. Lo stile di Henselmann risale al classicismo locale
di Schinkel, ma si
nutre di una retorica monumentale che è tipica di tutti i
regimi europei del XX secolo. La Stalin-Allee doveva in effetti
essere non solo la sede di alloggi e di molte attività
commerciali e sociali, tra cui asili, scuole, impianti sportivi,
grandi magazzini, ristoranti, biblioteche, ma anche la strada delle
manifestazioni politiche e militari dellle istituzioni socialiste.
L'esecuzione dei palazzi fu comunque basata su tecnologie innovative,
sull'uso di telai in cemento armato e parti prefabbricate, mentre
nell'apparato decorativo si verificò uno scollamento tra il
primo tratto costruito, più legato all'uso di elementi
classicisti, e il secondo verso la Porta di Francoforte, più
sobrio ed essenziale. La cosiddetta Casa dell'insegnante , un
palazzo alto quasi 70 metri, concluse i lavori verso Alexanderplatz
nel 1967.
Oggi
la Karl-Marx-Allee appare ancora sottotono nel contesto della nuova
città, e nonostante gli energici lavori di pulizia, che hanno
riportato a toni chiari le facciate annerite per decenni dallo smog,
non si è ancora verificato un fenomeno di invasione
occidentale come per Prenzlauerberg. Alcuni esercizi commerciali poi
non sembrano troppo lontani dall'atmosfera della defunta DDR, come se
soltanto per loro il tempo si fosse fermato.
Palast
der Republik
Nel
2005 era ancora possibile osservare la struttura completa del Palazzo
della Repubblica costruito negli anni Cinquanta, in pieno clima
International Style, dalla Repubblica Democratica su circa metà
della grande spianata dove sorgeva lo Stadtschloss, il Palazzo
residenza dei re di Prussia e del Kaiser, esempio tipico di quel
barocco utilizzato dalle corti europee per ostentare potenza e
ricchezza, ma anche frutto grandioso e stratificato nelle sue varie
parti della storia artistica e politica della capitale. All'inizio
del 2006 il governo della Repubblica Federale ha chiuso la lunga
decennale polemica sul destino del Palast, decretandone la
demolizione, ancora in corso nell'estate dello stesso anno. Ciò
che verrà dopo non è del tutto chiaro, perchè
insieme a molti altri progetti, come quello della vicina
Alexanderplatz, anche in questa sede sembra che Berlino abbia
previsto spese eccessive per la propria rinascita. Se quindi da un
lato la demolizione verrà completata, dall'altro mancano per
ora i fondi per la costruzione del previsto nuovo Humboldt-Centrum,
più simile allo Schloss degli Hohenzollern che al Palast
comunista.
I
due palazzi erano quanto di più diverso si può
immaginare nel contesto di una volumetria simile. Lo Schloss,
disposto in altezza su quattro o cinque livelli, aveva due grandi
corti, derivate dall'ala di collegamento tra i lati lunghi, ed era
sormontato da due cupole, l'una direttamente sul grandioso ingresso,
l'altra al centro dell'ala interna. Le
corti, luogo tipico di adunate e cerimonie, erano fastose e
fortemente caratterizzate dai monumentali portali di collegamento. La
documentazione fotografica insieme alle notizie storiche ci
descrivono poi la ricchezza imperiale degli spazi interni e degli
arredi, non dissimili da tutte le grandi residenze imperiali di quel
tempo.
Il
Palast der Republik è invece passato alla storia più
per la singolare dissonanza con il luogo in cui fu costruito che per
qualche qualità. Progettato da Heinz Graffunder
e concluso nel 1976, questo edificio razionalista, squadrato, solido,
dotato di grandi superfici vetrate marroni sulla struttura di ferro,
fu utilizzato come una specie di grande centro polivalente, per
congressi e conferenze soprattutto, ma anche come luogo di incontro. Edificato su metà della superficie occupata
dallo Schloss, lasciava libera una grande area per le sfilate o le
adunate di regime. La prima motivazione per il suo abbattimento, dopo
la riunificazione tedesca, venne dall'amianto utilizzato nelle
tamponature, ma chiaramente come per lo Schloss anche per il Palast
la diagnosi era meno strutturale che politica.
Nel 2006 la lenta
demolizione è cominciata, e sul lato del palazzo che prospetta
verso Alexanderplatz e verso il Karl-Marx-Forum, dove le statue
bronzee di Marx e Engles fanno da sfondo a tante fotografie dei
turisti, si assiste con qualche perplessità alla lenta
demolizione di un mondo più che di un solo palazzo. Al suo posto sorgerà un edificio nuovo, e
probabilmente una facciata simile allo Schloss tornerà ad
affiancarsi al vecchio e tuttora sporchissimo Duomo della capitale
tedesca.
Abbiamo spesso cercato, in queste lunghe passeggiate per
Berlino, di trovare il cuore della città e abbiamo pensato di
scoprire che la città ne ha molti e diversi. Forse uno si
trova nel borgo restaurato di Nicolai Viertel, uno nella grandiosità
rinnovata di Alexanderplatz, un altro nell'atmosfera postmoderna di
Potsdamerplatz, uno nell'eleganza sobria e a misura d'uomo di
Pariserplatz. Ma certamente un altro cuore dovrà rinascere
qui, accanto al Duomo ripulito e riparato, accanto alla tranquillità
della Spree su cui i due vecchi palazzi affacciavano, accanto agli
splendidi e ricchissimi Musei, nel vecchio centro monumentale,
religioso e politico della metropoli prussiana.
Sul
Web
Storia e immagini delle Kackesche Hoefe
http://www.hackesche-hoefe.com/
Webcam sul Palazzo della Repubblica in demolizione
http://www.dhm.de/zcam/
Berlino, l'unione fa la forza
http://www.touringclub.it/qui/articolo.asp?Key=1463
Caffè Europa, su Berlino
http://www.caffeeuropa.it/attualita/63berlino-architettura.html