Prima del 1989 a Berlino Est si entrava o attraversando il Check-Point-Charlie, o scendendo alla fermata della metropolitana di Friedrichstrasse,
l'unica consentita ai passeggeri occidentali. I tedeschi e i berlinesi
della Repubblica Federale visitavano "l'altra parte", se la visitavano,
soprattutto per motivi culturali, ad esempio comprare libri economici o
visitare i grandi Musei storici; i turisti non erano molti in nessuno
dei due settori e l'atmosfera complessiva era quella di un mondo
periferico, che vive in silenzio la propria emarginazione.
La Groß-Berlin (Grande Berlino), denominazione amministrativa di
un territorio urbano ed extra-urbano composto di molteplici distretti e
municipalità, era nata nel 1920 e aveva una superficie immensa,
tanto da renderla, dopo Los Angeles, la più estesa metropoli di
quell'epoca. Quando fu divisa in quattro settori dagli Alleati, Berlino
Est, la Ost-Berlin dominata dai sovietici e capitale della Repubblica
Democratica, risultò quasi uguale come superficie, ma la
metà come popolazione, rispetto a Berlino Ovest, la West-Berlin
città-stato governata da un Senato autonomo nell'ambito della
federazione tedesca e corrispondente all'unione dei tre settori
francese, inglese e statunitense. La metropoli che aveva sfiorato i
quattro milioni di abitanti ora ne contava pressappoco due ad occidente
e uno a oriente.
Dopo la riunificazione, il piano politico ed economico fu, in sostanza,
di portare a Est tutte le caratteristiche culturali, amministrative,
strutturali e infrastrutturali che la Germania Federale, paese di punta
della rinata Europa capitalista, aveva definito e perfezionato nel
corso dei 44 anni della sua storia. Lo sforzo economico è stato
ed è imponente, soprattutto in considerazione della situazione
orientale che, per quanto non del tutto decadente, era ben lontana
dagli standard occidentali in tutti i settori, compreso quello
ecologico ed ambientale. Dal 1989 un enorme numero di fabbriche,
valutate come inquinanti o obsolete, sono state chiuse o totalmente
riconvertite e le strade, le linee di trasporto, le reti di servizio
sono state sostituite o rimodernate. Le accuse di semplicismo, spesso
rivolte a questa politica di annessione, sono probabilmente
condizionate più da matrici politiche che da consistenti
motivazioni tecniche e pratiche, ma ciò non ci autorizza a dare
per scontato che la soluzione programmata e ormai realizzata sia stata
quella giusta: allo stato dei fatti, quella soluzione è comunque
l'unica di cui possiamo parlare.
La nuova architettura della vecchia Ost-Berlin è il simbolo di
questa incredibile impresa di ricostruzione, ma se in quindici anni
molto è stato fatto, moltissimo nonostante le apparenze è
ancora da fare. I negozi scintillanti della Friedrichstrasse e
dintorni, la pulizia omerica del Gendarmenmarkt, il restauro edilizio del quartiere di Prenzlauerberg
sono tra gli aspetti più evidenti dell'intervento complessivo
già ultimato. Negli ultimissimi anni si è poi assistito
all'inizio dei lavori di ristrutturazione dell'Alexanderplatz, alla
prosecuzione di quelli nell'Isola dei Musei e alla definizione di
innumerevoli altri. Tuttavia, il Berliner Dom grigio e trasandato e, al suo fianco, il Palast der Republik
scorticato e svuotato nel cuore di Berlin-Mitte rappresentano ancora,
nel 2005, due tra le tante emergenze non risolte della capitale (vedi
figura). E per chi voglia addentrarsi non solo nel centro, ma anche
nella periferia della città perduta e ora ritrovata, ci sono
mille aspetti sorprendenti e insoliti da scoprire, da vedere e da
valutare.
Berlin-Mitte
è il nome del quartiere, o municipio, che può essere
identificato con il centro urbano. Comprendeva le principali emergenze
storico-artistiche e i principali edifici culturali, ma nel periodo
della separazione la politica comunista progressivamente snaturò
la centralità dell'area tramite l'inserimento forzoso, al posto
dei mille edifici distrutti dai bombardamenti, di enormi complessi
residenziali alti e isolati, del tutto estranei al tessuto urbano
precedente. Nel nome di una poco giustificabile trasformazione popolare
del centro, i luoghi legati alla cultura aristocratica e borghese
furono abbandonati a un degrado vergognoso, mentre edifici logorati
dalla guerra ma ancora recuperabili, come lo Stadtschloss, residenza
del Kaiser, furono abbattuti senza rimpianti; nel contesto, strade e
piazze subivano la logica della ragione di Stato molto più della
ragione del Gusto.
I restauri dapprima del Gendarmenmarkt, con i gioielli architettonici
della Konzerthaus e delle chiese gemelle, quindi del quartiere di
Nikolai, piccolo cuore dimenticato che improvvisamente ha restituito
una identità medievale a una città in gran parte
cresciuta nel XVIII e XIX secolo, ricollegano oggi pezzi della
città secondo linee inevitabilmente e suggestivamente spezzate.
Berlino dunque si propone ancora una volta come un mosaico urbano
discontinuo e labirintico, ma allo stesso tempo imprevedibilmente
riconoscibile, identificabile: la città riunita ha un'anima
nonostante tutto.
Gendarmenmarkt
La piazza, o mercato, dei Gendarmi era stata per anni trattata come un
magazzino all'aperto, mercato e deposito insieme, nello squallore della
Konzerthaus logora e screpolata e delle due chiese ridotte a ruderi, il
Französischer Dom (Duomo dei Francesi) e il Deutscher Dom (Duomo
dei Tedeschi), quest'ultimo privo interamente della cupola. Sui fianchi
della piazza, che si trova a due passi dalla Friedrichstrasse, ampi
spazi vuoti lasciati dai bombardamenti.
Oggi il Markt è rinato: la sala da concerti è stata
riportata non solo ad un aspetto normale ma anche alla sua funzione
primaria, le due chiese ricostruite con tanto di cupola fotocopia, e
edifici nuovi o rigenerati delimitano la piazza, proponendo svariate
attività commerciali, dall'elegante sede dell'Hotel Hilton ai
numerosi caffè, ai ristoranti di lusso, ai negozi di prestigio.
Il
Französischer Dom risale all'inizio del Settecento e fu edificato
ad opera degli ugonotti che avevano trovato rifugio nella capitale
prussiana; alla fine dello stesso secolo fu modificato insieme al coevo
Deutscher Dom da Carl Friedrich von Gontard, che trasformò le
due basiliche in un'accoppiata vagamente ispirata alle chiese gemelle
di Piazza del Popolo in Roma. Dopo gli imponenti restauri, sono state
trasformate anche in musei e contengono sale espositive sulla loro
storia.
La Konzerthaus fu costruita da Karl Friedrich Schinkel utilizzando le
fondamenta del Teatro Nazionale e propone tutti gli stilemi neoclassici
del maestro, come l'imponente ed elegante pronao di ingresso; la sala
interna, ritornata allo sfarzo e al lusso di un tempo, è
articolata su una struttura funzionale tanto per la musica quanto per
lo spettacolo. Davanti al palazzo, quasi al centro della piazza, fu
collocato a fine Ottocento un gruppo statuario dedicato a Friedrich von
Schiller, il grande poeta tedesco di cui proprio nel 2005 ricorre il
duecentesimo anniversario della morte.
Friedrichstrasse
La Friedrichstrasse, che ci piace immaginare dedicata non solo a
Federico Primo di Prussia, ma anche a tutti gli altri innumerevoli
Friedrich della storia berlinese, principi, poeti, artisti e uomini
illustri, attraversa il cuore di Berlino partendo da Sud, dal quartiere
di Kreuzberg, per arrivare a Nord oltre l'asse mediano dell'Unter den
Linden. Sul suo percorso si trovavano sia il Check-Point-Charlie sia la
fermata della U-Bahn, che consentivano, previ controlli non sempre
formali, l'ingresso a Berlino Est; il primo è diventato un museo
ed è circondato, come del resto tutta la strada, da palazzi
nuovi di zecca firmati, tra gli altri, dall'ultranovantenne Philip
Johnson (American Business Center) e dall'onnipresente berlinese Josef
Paul Kleihues (Checkpont Arkaden), la seconda è stata pulita,
rimodernata e dotata di un centro commerciale interno e di notevoli
attrezzature di servizio all'esterno.
In
realtà la Friedrichstrasse intera è diventata una vetrina
dell'Occidente e oggi ospita le sedi di grandi catene commerciali, tra
cui le Galeries Lafayette progettate in vetro e acciaio da Jean Nouvel
(vedi figura), e di innumerevoli banche e ristoranti. Una passeggiata
lungo questa rutilante avenue può, di fatto, ricordarci New York
o Londra o Parigi e può dare ragione a chi parla di un eccessivo
sfruttamento commerciale e/o consumistico delle nuove destinazioni
berlinesi. Sono state realizzate opere dello studio americano
Pei-Cobb-Freed, di Oswald M. Ungers e di molti altri architetti famosi,
ma va sottolineato come le commissioni progettuali siano state spesso
affidate per ogni isolato o blocco, in modo da ottenere una
qualità omogenea e un preventivo coordinamento nelle scelte
volumetriche dei singoli edifici.
Nikolaiviertel
Il quartiere di San Nicola rappresenta oggi una sorpresa per il
visitatore che, schiacciato dalle dimensioni impressionanti di gran
parte delle architetture della capitale, si trova davanti a vie e case
di chiara impronta medievale. Il centro geometrico, storico e
topografico della città è qui, nella piccola chiesa del
XIII secolo, la più vecchia della città, ricostruita
insieme a molti altri edifici, tra cui il settecentesco Ephraimpalais,
oggi destinato ad esposizioni, grazie all'opera e agli studi in
particolare di Günter Stahn, tra il 1979 e il 1987.
Limitato
e stretto, affacciato sulla Spree con una piazza decorata da una statua
bronzea di San Giorgio, Nikolaiviertel completa nel modo più
intimo e accogliente, quasi segreto, la struttura della città
messa a soqquadro dai più incredibili sconvolgimenti politici e
bellici. Stando alle testimonianze, ebbero casa qui personaggi illustri
come Kleist, Ibsen, Casanova, Strindberg e Lessing, ma l'antica
vitalità dell'ambiente culturale si può purtroppo
soltanto immaginare. Le dimensioni del Rathaus, il palazzo municipale
rosso e imponente, e della vicinissima sconfinata piazza-spianata di
Alexanderplatz non toccano Nikolaiviertel, chiuso in se stesso e
trasformato, dopo la ricostruzione quasi integrale degli edifici, in
una piccola oasi di silenzio e quiete.
Alexanderplatz
La piazza cominciò a prendere forma tra Cinquecento e Seicento,
quando Berlino, nata dall'unione dei due villaggi di Berlin e di
Cölln, viveva la sua prima grande stagione sia di rapida ascesa
politica sia di difficoltà legate alle guerre frequenti e
distruttrici. Ochsenplatz, la piazza dei buoi, non era che uno slargo
vicino alle fortificazioni, le prime mura a forma di stella di una
Berlino che non esiste davvero più. Fu ribattezzata
Alexanderplatz nel 1805 in onore della visita del grande alleato contro
Napoleone, lo zar Alessandro, ma la sua crescita di importanza è
dovuta all'insediamento della stazione ferroviaria e di un mercato, che
ne fecero un primario centro commerciale e di transito. Decorata da
popolari gruppi scultorei, all'inizio del Novecento la piazza accolse
il gigantesco Centro Commerciale Tietz e negli anni Venti due edifici,
in parte ancora esistenti, progettati da Peter Behrens; è
proprio questa Alexanderplatz caotica e popolare a far da sfondo al
celebre romanzo espressionista di Alfred Döblin. Con spirito
moderno e razionalista l'area veniva suddivisa in aree separate per
pedoni, mezzi pubblici e mezzi privati.
La guerra non lascia che macerie di tutto questo e la piazza, detta
Alex dai berlinesi, si allarga negli spazi vuoti lasciati tutt'intorno,
diventando, con i suoi 37 ettari di superficie, almeno cinque volte
più grande dell'originale. Sui lati, il governo comunista
farà costruire vari edifici direzionali chiamati Casa della
Statistica, Casa dell'industria elettrica, Casa dei viaggi, Casa degli
insegnanti e Palazzo dei Congressi, gli ultimi due proprio all'imbocco
della grandiosa Stalin-Allee poi ribattezzata Karl-Marx-Allee, insieme
ad edifici residenziali e commerciali, tra i quali finisce per perdersi
l'unica architettura storica superstite, la gotica Marienkirche.
Principale artefice di questi interventi fu l'architetto e urbanista
Hermann Henselmann, interprete tecnicamente abilissimo degli ideali
socialisti, tesi a portare il proletariato vicino al cuore della
città, spostando quindi residenze popolari accanto a emergenze
storiche e viceversa trasferendo gli insediamenti industriali dalle
vecchie sacche della periferia storica verso una periferia più
moderna. Le intenzioni erano forse lodevoli dal punto di vista
sociologico, ma non trovarono soluzioni idonee, finendo per accostare
in modo stridente tipologie estremamamente diverse sia per contenuto
sia per forma.
In realtà l'unico punto fermo di Alexanderplatz nell'intero
Novecento è stata la stazione, ferroviaria, metropolitana e
sopraelevata, snodo tra treni urbani ed extraurbani, tram, autobus e
pedoni. La stazione, nata a fine Ottocento, era dotata di una tipica
copertura a volta, non troppo diversa da quella di oggi, e sin da
allora consentiva il collegamento diretto tra treni e tram. Pochi anni
prima della Grande Guerra fu aggiunta la fermata sottorranea della
metropolitana, e dal 1926 la stazione di Alexanderplatz, dotata di
sistemi modernissimi di transito e di passaggi sotterranei e
sopraelevati in grado di collegare tutti i sistemi di trasporto
pubblico, poteva essere considerata la principale stazione cittadina
della capitale tedesca e una delle più funzionali al mondo. La
ricostruzione degli anni Sessanta, operata dagli architetti Hans
Joachim May e Günter Andrich portò alla creazione di nuove
coperture, di nuovi passaggi pedonali e di scale mobili. Negli anni
Novanta si è provveduto soprattutto alla manutenzione, alla
pulizia e alla messa a norma degli ambienti esistenti, per un nodo in
grado di accogliere anche trecentomila viaggiatori al giorno e che in
pratica sviluppa banchine di scambio tra una linea regionale, quattro
linee metropolitane sotterranee (U-Bahn) e cinque linee metropolitane
di superficie (S-Bahn). Per il futuro, ancor prima dell'attuazione
degli interventi architettonici progettati da Hans Kollhoff, sono stati
predisposti alcuni radicali cambiamenti interni, anche perché
l'esterno della stazione è stato giustamente vincolato come bene
architettonico e culturale.
L'attuale simbolo della piazza viene invece costruito negli anni
Settanta, visibile da qualunque parte della metropoli, da Est come da
Ovest, l'altissima, celebre e provocatoria Fernsehturm, la torre della
televisione, quasi 400 metri di altezza poggiati su una singolare
piattaforma a forma di losanga o di freccia. La DDR sembrò
sfidare con questa costruzione le ricerche architettoniche in corso
dall'altra parte e, in effetti, tutti gli interventi a scala urbana
nella Berlino Est di quegli anni sono intrisi di una visione
funzionalista, oltre che retorica, che non lascia spazio a storicismi o
estetismi di sorta. La costruzione nella piazza dell'Hotel Berlin, alto
39 piani per oltre mille stanze, e dell'originale Weltzeituhr, un
singolare orologio poligonale di metallo alto 10 metri, rientrano
pienamente in questa dimensione. Alexanderplatz si merita per anni
l'appellativo di orribile, ma non bisogna dimenticare che in ogni
città ci sono luoghi simili, soprattutto nei pressi delle
stazioni: senza andare troppo lontano, si guardi con occhi oggettivi la
piazza dei Cinquecento a Roma, che pure è contornata da oggetti
architettonici importanti come la stazione Termini e le rovine delle
Terme di Diocleziano.
Cosa accadrà dunque della grande piazza che vide schieramenti,
rivolte, riunioni, scioperi, celebrazioni? Le ristrutturazioni sono
state continue negli ultimi anni, molti palazzi sono stati modificati
per destinazione d'uso e altri semplicemente ripuliti, la storica
Kaufhaus, che voleva essere il vanto della produttività
comunista, è stata trasformata in un anello della più
diffusa catena di grandi magazzini occidentale, ma per il futuro ci
sono trasformazioni maggiori in vista, ancora non del tutto chiarite.
Il Senato della nuova Berlino ha deciso, dopo una lunga e contestata
competizione tra maestri di architettura, che seguirà i consigli
di Hans Kollhoff, il berlinese autore tra l'altro della torre di
Potsdamer Platz e degli edifici gemelli nella accogliente e
classicissima Walter-Benjamin-Platz. Kollhoff ha posto l'argomento
progettuale su un piano intensivo, senza soluzioni di continuità
con la storia della città orientale, giungendo paradossalmente a
una proposta urbanistica, per quanto si può intuire, di matrice
newyorkese: si costruiranno dodici grattacieli di circa 150 metri, la
piazza già sterminata in orizzontale si perderà anche
verso l'alto, e la per ora inimmaginabile selva di cemento
restituirà ad Alex, secondo gli auspici del progettista, una
dimensione estetica, se non vicina agli uomini, almeno prossima al
sublime.
Su Berlino in Internet:
Gallerie di immagini, http://www.stadtpanoramen.de/berlin/berlin.html
Berlino nella Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Berlino
Il quartiere di San Nicola, http://www.berlin-nikolaiviertel.de/
Storia e notizie di Berlino, http://userpage.chemie.fu-berlin.de/adressen/berlin.html
Tutto su Alex, http://www.nickelartist.de/coppermine/
In libreria:
G. Trebbi, La ricostruzione di una città: Berlino 1945-1975, Mazzotta 1978
A. Richie, Berlino. Storia di una metropoli, Mondadori 2003
A. Maglio, Berlino prima del muro. La ricostruzione degli anni 1945-1961, Hevelius 2003
Brian Ladd, The Ghosts of Berlin: Confronting German History in the Urban Landscape, University of Chicago Press 1998
DDR Design, Taschen 2004